Lorenzo Lotto e Mogliano

Lorenzo Lotto trova nelle Marche una seconda patria. Mentre infatti il pittore veneziano nella sua città di origine vede spesso preclusi i favori della committenza a causa della presenza dell’astro di Tiziano, sono territori di provincia come Bergamo e appunto le Marche che garantiscono al Lotto rifugio e lavoro.

Un primo saggio dell’arte del pittore veneziano si ha quando, acquistata in pochi anni presso Treviso una notevole fama, viene invitato nelle Marche nel 1506 dove si accinge a mettere mano al monumentale polittico commissionatogli dai Padri Domenicani di Recanati.

Dopo un periodo romano passato a dipingere le stanze del nuovo appartamento di Giulio II in Vaticano torna nuovamente nelle Marche dove è documentato un contratto a Jesi per una Deposizione nella chiesa di San Floriano e ancora a Recanati dove firma la Trasfigurazione e il San Giacomo Pellegrino per la Confraternita dei Nobili.

Trascorso il brillante periodo bergamasco e un tentativo poco favorevole di rientro a Venezia dopo oltre 20 anni di assenza, arrivano sempre dalle Marche richieste di imponenti pale d’altare. Sono di questo periodo le due tele del 1531 con San Sebastiano e San Rocco a Castelplanio, la Pala di Santa Lucia di Jesi, la Madonna del Rosario di Cingoli, i Santi Rocco, Cristoforo e Sebastiano di Loreto e la grandiosa Crocefissione di Monte San Giusto.

Nel 1538 il pittore si trova ad Ancona dove incomincia a scrivere il “Libro di spese diverse”, un diario molto importante per capire il mondo interiore del Lotto, dove trovano posto le sue riflessioni, le sue preoccupazioni e le sue condizioni economiche. In tale libro egli annota le commissioni di lavoro, i quadri fatti e venduti, i soldi ricevuti e da ricevere.

Nel 1539 l’artista tenta nuovamente di rientrare a Venezia, ma le sue speranze vengono nuovamente deluse, bisognoso di cure, denaro e comprensione, le sue scarse finanze gli creano sovente disagi e umiliazioni.

Sono nuovamente le Marche ad offrirgli supporto quando nel 1547 realizza la pala dell’Assunta di Mogliano e due anni più tardi un’altra pala dell’Assunta, questa volta ad Ancona, per la chiesa di San Francesco alle Scale.

Rimasto solo e senza soldi, finisce per ritirarsi nel 1552 nella Santa Casa di Loreto dove decide di farsi oblato, una sorta di monaco laico. Qui rimane al servizio della Santa Casa dove conduce a termine alcune opere pittoriche grazie anche ad alcuni aiutanti della sua bottega lauretana.

Muore entro Luglio del 1957 nel più assoluto silenzio.

Tornando ad occuparci dell’opera di Mogliano del 1547 raffigurante la Madonna con Bambino e i Santi Giovanni Battista, Antonio da Padova, Maria Maddalena e Giuseppe, abbiamo che essa è attualmente conservata (dopo il terremoto del 2016) presso il MASM (Museo Arte Sacra Mogliano) invece che nella Chiesa di Santa Maria di Piazza per cui era destinata. La pala infatti come risulta dal “Libro di spese diverse” del Lotto, fu commissionata da Jacomo Boninfante, proprio Sindaco della Chiesa di Santa Maria di Piazza. Per l’opera Lotto riscosse 130 scudi d’oro che dovevano coprire anche i costi dei colori e la realizzazione della cornice lignea.

In particolare la cornice contiene diversi simboli dei sacramenti che sono in piena sintonia con l’iconografia della pala: San Giovanni evoca il sacramento del battesimo; Sant’Antonio da Padova quello della cresima, la Maddalena l’estrema unzione e Giuseppe il sacramento del matrimonio.

Rappresentazioni queste, in piena concordanza con il progetto della Controriforma che vedeva la necessità di esprimere il proposito della Chiesa di stimolare la funzione salvifica dei sacramenti.

La pala venne ultimata nel mese di Maggio del 1548, periodo in cui il Lotto si trova ad Ancona e venne consegnata alla Comunità di Mogliano dall’allievo Durante Nobili.

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